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Il Salento che vinifica: la Terra d’Otranto è anche la culla dei rosati

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“Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, pieno di dolcezza; resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come una viaggio vero”. Così vedeva lo scrittore vicentino Guido Piovene quella terra, ricca di tradizioni e storia, circondata dal Mar Adriatico e dal Mar Ionio.

Conosciuto in tutto il mondo per il barocco, il Salento è anche la culla del Negroamaro, dei vini rossi possenti, solari, e del delicato superbo rosato salentino. E per capire la storia e la tradizione della vinificazione salentina bisogna partire proprio dal rosato.

Si pensa che il Negroamaro, vitigno antichissimo che oggi si coltiva solo in Salento, provenga dalla Grecia, importato durante la colonizzazione della Magna Grecia. E furono proprio gli ellenici ad insegnare ai contadini salentini la tecnica di vinificazione della “lagrima” con la quale si ricava ancora oggi il rosato salentino. Una tecnica che prevede la compressione naturale delle uve che lascia fuoriuscire una prima porzione di mosto che viene separata subito dalle bucce per poi proseguire nella vinificazione. La polpa, molto succosa, genera una copiosa lacrimazione degli acini maturi ed il frutto rivela una naturale attitudine a produrre vini dal colore porporino, il rosato.

Questi rosati sono stati sempre i migliori vini offerti dal Salento e rimangono ancora oggi un simbolo di ospitalità. Attraverso il colore rosseggiante del vino, si possono scorgere gli orizzonti, i colori delle albe sull’Adriatico e dei tramonti infuocati sullo Ionio. E si fanno avanti immagini e ricordi, legati alla magia dei colori e dei sapori del Salento.

Da annoverare tra questi rosati c’é di sicuro il Girofle Rosé, fiore all’occhiello dell’Azienda Monaci della famiglia Garofano, di Copertino.

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