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Qualcosa di nuovo in tv: è arrivato Dinner Club, il programma con Cracco

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Se state pensando “oh no, il solito format televisivo con Cracco che scassa i marroni”, potreste dovervi ricredere. Il nuovo format presentato nelle scorse settimane da Amazon Prime Video non ha infatti niente a che vedere con quello che eravamo abituati a vedere in tv o sulle piattaforme streaming. A partire dalla figura dello chef Carlo Cracco che, abbandonate le vesti di giudice, risulta essere il perfetto compagno di viaggio di sei conosciuti attori italiani. In tutte le sei puntate, che nel suo insieme la produzione ha definito food travelogue, si ritrovano, seduti a una tavola di una residenza romana, Diego Abatantuono, Fabio De Luigi, Pierfrancesco Favino, Sabrina Ferilli, Luciana Littizzetto e Valerio Mastandrea. In ciascuna puntata il singolo attore cucina con Cracco raccontano di come, durante il loro viaggio, hanno scoperto i piatti o le materie prime che formeranno il menu della serata.

«La sfida principale di un progetto come Dinner Club – ha spiegato il regista Riccardo Struchil – è restituire il più possibile, sia a chi vi partecipa che allo spettatore, il senso di spontaneità e leggerezza propri di un viaggio e di un momento conviviale condiviso tra amici. La chiave del progetto è stata la grande generosità dei protagonisti, oltre alla pianificazione delle giornate di viaggio, che ci ha permesso di curare le riprese nel minimo dettaglio e di trovare il giusto equilibrio tra l’altissimo valore produttivo e il divertimento. L’esperienza di viaggio che ogni coppia ha vissuto è genuina e reale».

Ma c’è decisamente di più: il lavoro di ricerca e selezione delle ricette, dei territori e degli aneddoti è indubbiamente di altissimo livello. Per nulla banale. Si va quindi dalle bombette pugliesi al risotto con salama da sugo, dalla zuppa di ricotta alla lasagnetta di pane pistoccu con ragù di pecora, dal tiròt di Felonica, una schiacciata mantovana a base di cipolle, alle malandre fritte (interiora contenute nella testa del polpo) e dal fico bianco del Cilento al lattume di tonno. E ci fermiamo qui, ma potremmo andare avanti ancora per molto.

Altra chicca che non può passare inosservata: il mezzo di trasporto usato per andare alla scoperta dei territori cambia ogni volta. Si va quindi dalla bicicletta al camper (un Hymer Mobil d’annata), dalla barca a una fantastica Pontiac e dalla Citroën Méhari (conosciuta anche come “spiaggina”) al tosto Defender vintage. 

Ops, ci siamo dimenticati un aspetto godurioso a cui ormai non eravamo abituati: la totale assenza di product placement e quindi nessuna etichetta in bellavista, pentola loggata o rotolo di carta assorbente.

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