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Il gusto della libertà arriva dal carcere

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Il fuggiasco, Valelapena, Fresco di galera, Sette mandate, Galeghiotto, Dolci libertà… sono solo nomi, decisamente ironici, di prodotti enogastronomici che vengono lavorati dai detenuti degli istituti carcerari in tutta Italia. Un fenomeno che continua ad aumentare che coinvolge 36 istituti penitenziari, di cui 27 case circondariali e 9 case di reclusione, e l’Ospedale psichiatrico giudiziale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Molto spesso si tratta di prodotti molto legati al territorio dove vengono prodotti, come ad esempio il caffè Lazzarelle di Pozzuoli, l’aglio rosso di Sulmona, i formaggi sardi, il vino di Velletri, i Taralli di Trani o lo zafferano di San Geminiano, e tanti hanno ricevuto premi per la loro eccellenza, come i dolci che escono dalle carceri di Busto Arsizio, il panettone di Padova, il caffè di Torino.

Partiamo, per esempio, dal Panettone della pasticceria del carcere Due Palazzi di Padova, una delle più note eccellenze dei prodotti in questione, che lo scorso anno ha ricevuto un riconoscimento dal Gambero Rosso, dopo essere entrato nella top ten dei migliori panettoni d’Italia piazzandosi al quinto posto. Un panettone così buono che addirittura Papa Benedetto XVI ne aveva prenotato un consistente quantitativo per i regali natalizi.

Poi c’è Dolci Libertà, un cioccolato prodotto nel carcere di Busto Arsizio, che nel 2010, ad attività appena iniziata, si è aggiudicato l’Eurochocolate awards come “migliore cioccolato artigiane dell’anno”, all’Eurochocolate di Perugia. Un cioccolato così buono che viene commercializzato anche fuori dai canali canonici del “made in carcere”, arrivando anche nei ristoranti, nelle pasticcerie e nelle gelateria.

Non solo prodotti enogastronomici escono dalle carceri italiane, ma anche capi d’abbigliamento, arredamento, bigiotteria, cosmetici e tanto altro, tutto visionarie ed acquistabile sul sito del Ministero della Giustizia.

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