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Il ginepro, la botanica mediterranea regina del gin

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Avete mai pensato all’origine del detto “ficcarsi in un ginepraio”? Questo modo di dire, che indica il cacciarsi in una situazione problematica, fa riferimento ai rami intricati del ginepro e alle sue foglie appuntite, talvolta pungenti. Per i produttori di gin questa pianta è essenziale e senza di essa il gin non avrebbe ragione di esistere. Conosciamola!

Il ginepro è una conifera appartenente alla famiglia delle Cupressacee – la famiglia botanica che comprende anche i cipressi e dai quali deriva il nome – che cresce rigogliosa nelle zone temperate e subartiche dell’emisfero boreale, sia in luoghi boscosi e montani soggetti a gelate invernali, a un’altitudine massima di 1.500 metri, sia in ambienti più aridi, come quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Quella del ginepro è una specie che comprende circa una sessantina di varietà differenti di piante delle quali la più comune è lo Iuniperus communis, il ginepro comune, la varietà che viene impiegata anche a uso alimentare.

Il ginepro è un arbusto sempreverde che raggiunge i due metri di altezza, anche se in alcuni casi può assumere un portamento arboreo, sviluppando un importante fusto legnoso, e raggiungere anche i dieci metri. Le tipiche foglie ad ago, corte e rigide, sono di colore verde-grigio con sfumature celesti, mentre la tonalità dei fiori varia a seconda del sesso. Il ginepro, infatti, è una pianta dioica: ciò significa che gli organi maschili e quelli femminili sono presenti su due individui diversi. I fiori, che sbocciano da gennaio fino a primavera a seconda delle aree in cui il ginepro cresce, sono gialli negli individui maschili e verdastri in quelli femminili.

Dopo la fecondazione i fiori femminili iniziano a formare le coccole – quelle che comunemente, per via dell’aspetto, vengono chiamate “bacche” –, dei piccoli corpi carnosi di forma rotondeggiante, grandi poco più di cinque millimetri e di colore nero, anche se appaiono azzurrognole per via della pruina, quella sostanza cerosa che, ad esempio, avvolge e protegge gli acini d’uva. Le coccole maturano nell’arco di diciotto mesi, ed è per questo che sulla stessa pianta è possibile trovarle con differenti gradi di maturazione. Ogni coccola, al suo interno, custodisce tre piccoli semi.

La raccolta delle coccole avviene solo quando hanno raggiunto il pieno sviluppo e viene effettuata all’inizio dell’autunno, tra settembre e ottobre, quando le temperature incomincino a calare. Una volta raccolte, le coccole devono essere essiccate all’ombra e, preferibilmente, in un ambiente secco e ventilato; solo in questo modo mantengono inalterate le loro caratteristiche organolettiche, primo fra tutto il tipico e inconfondibile aroma.

Le coccole essiccate, dalle quali per distillazione a corrente di vapore si ottiene un prezioso olio essenziale, non sono solo adoperate in cucina come spezia, ma anche nella realizzazione del gin. E, difatti, è proprio dal ginepro che il gin prende il nome. L’aroma e il gusto del ginepro, così come quelli delle altre botaniche, possono essere estratti, per la produzione del gin, con tre diverse tecniche. La prima è la macerazione, che consiste nell’immergere le sostanze aromatiche nella soluzione alcolica fredda. Simile alla macerazione è l’infusione, la quale non avviene a freddo ma a temperatura controllata, tra i quaranta e i cinquanta gradi. La terza tecnica è il racking: all’interno della caldaia dell’alambicco si versa il mosto che viene gradualmente riscaldato, mentre le botaniche vengono inserite, in sospensione, in un cestello forato posto nel collo dell’alambicco; la soluzione alcolica evaporando incontra le erbe aromatiche catturandone ogni nota. Tuttavia, con il racking, a differenza della macerazione e dell’infusione, si ottiene un’estrazione più blanda, poiché le botaniche non sono a diretto contatto con la soluzione alcolica.

Una menzione d’onore, in conclusione, va fatta anche alle proprietà dell’olio essenziale di ginepro, il quale aiuta ad alleviare tosse e raffreddore, a stimolare la diuresi e a combattere dolori reumatici e contratture.
Attenzione però a volersi destreggiare nella raccolta fai da te delle coccole: alcune varietà di ginepro, come il sabina, sono tossiche in tutte le loro parti.

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