design
Farsi ispirare per arredare la propria casa: anche il soggiorno è di design
Quello del design d’interni è un mondo in continua evoluzione che, proprio come accade con la moda, detta a ogni stagione nuove tendenze. Questo mondo procede di pari passo con l’innovazione tecnologica: nuovi materiali e nuove forme sono studiati per migliorare la qualità di vita e rendere gli ambienti domestici sempre più confortevoli e a misura d’uomo. Incantati dalle innumerevoli novità che nel corso dell’autunno sono stante lanciate sul mercato, abbiamo voluto fare una piccola selezione comprendente quelle che, a nostro avviso, possano rendere unica una zona living, meglio ancora se costituita da un luminoso open space.
Iniziamo dalle pareti. Se la singola parete colorata è stata per qualche tempo una moda irrinunciabile, oggi le carte da parati stanno godendo di una nuova gloria. beWall, azienda italiana con sede a Bergamo specializzata nella realizzazione di carte da parati fondata lo scorso anno, con le linee beNatural e beCreative arricchisce di nuove fantasie e di luoghi immaginifici la propria offerta. L’architetta Carlotta Fortuna, con i suoi Microdisegni pensati per la linea beCreative, trae ispirazione dal tempo che da bambini passavamo con il naso all’insù a osservare il mondo: le lucine a soffitto che ricreavano un cielo stellato, i primi disegni, l’allegria del carnevale e i giochi in legno; tutto questo è il mondo che l’artista ci restituisce attraverso il tratto tenue dei colori usati.
La zona living può anche essere deputata a ufficio e dotata di una scrivania utile per chi lavora da remoto o su cui sbrigare alcune piccole faccende domestiche; in questo caso una sedia, dalla seduta comoda, è d’obbligo. Di grande interesse è la serie di sedie HUG dello Studio Meneghello Paolelli. Dai colori delicati e realizzate con materiali al secondo ciclo di vita, queste sedie presentano tra seduta e schienale un elemento a fascia, avvolgente come un abbraccio. Due sono le varianti: una versione interamente in tecnopolimero, definita da un motivo a righe in rilievo all-over lungo la fascia; oppure una più aggraziata con l’aggiunta di un cuscino e della fascia imbottita e rivestita in tessuto.
Elemento fondamentale del proprio home office è la lampada da scrivania. E noi siamo rimasti incantati da quella che Warli, azienda milanese, ha presentato all’Orgatec di Colonia: La lune sous le chapeau. Il primo modello di questa lampada fu sviluppato da Man Ray e Dino Gavina nel 1974. Warli ha deciso di darle nuova vita con finiture e colori inediti, mantenendo intatti lo spirito e il disegno originale. Questa lampada, apparentemente di anti-design e provocatoria, rivaluta i materiali semplici, la bassa tecnologia e la semplicità formale.
Il tavolo può essere considerato il fulcro della zona giorno, il complemento d’arredo attorno al quale ricevere, per una cena o un pranzo, famigliari e amici. Experience è la linea di Matrix International firmata dal designer Danilo Fedeli che, tra i vari oggetti, comprende il tavolo LINE-UP. Dalla forma rettangolare e dalle importanti proporzioni che gli conferiscono un aspetto rigoroso e scultoreo, il tavolo possiede una struttura portante in acciaio sulla quale poggia il piano realizzato in materiale tecnico stratificato con doppia lamina di alluminio che ne assicura la resistenza ai graffi e alle alte temperature.
Per un momento di relax, dopo una lunga giornata, Jeff, il sistema di divani disegnato da Patrick Norguet per Pedrali, può essere la soluzione migliore. Jeff è progettato come un insieme di piccole architetture modulari che, combinate tra loro, danno vita a molteplici scenari componibili e riconfigurabili, dalle più classiche soluzioni angolari alle più moderne soluzioni a isola; il divano Jeff è quindi in grado di adattarsi a ogni ambiente conferendovi un carattere contemporaneo, grazie alle sedute dalle forme morbide e organiche che contrastano con schienali e braccioli geometrici e rigorosi.
E se il design è la vostra passione, vi segnaliamo che dal 9 al 12 febbraio 2023 si terrà la terza edizione del Courmayeur Design Week-end, il cui tema è verso(la)meta: una scomposizione giocosa del metaverso, che vuole essere un invito a indagare la contemporaneità virtuale senza perdere il contatto con la realtà e concentrandosi su obiettivi concreti.
design
Arti e mestieri, la ceramica raku del progetto The Freaky Raku
Tra le quiete acque della laguna veneziana, immerso in una natura primordiale e lontano dalle flotte di turisti che invadono il capoluogo veneto, ha sede, serafico, un laboratorio di ceramiche raku. Fondato nel 2016, The Freaky Raku è un progetto che coniuga le antiche tradizioni ceramiste nipponiche con l’artigianalità nostrana. Francesco Pettenà e Zaira Zarotti, coppia nella vita e nel lavoro, ne sono i fondatori.
La loro è una continua ricerca, vissuta come un’interminabile performance artistica, in cui la reciproca partecipazione si fa forza stessa del lavoro; le loro ceramiche, non solo belle, ma anche pratiche, sembrano manufatti risalenti al feudalesimo giapponese rimasti inalterati nel corso dei secoli. Per conoscere al meglio questa tecnica e il loro operato, abbiamo scambiato alcune parole con Francesco.
Come ti sei avvicinato al mondo della ceramica e cosa rappresenta per te?
Ricordo di essere sempre stato affasciato dal tornio e dai mastri vasai che, da bambino, mi è capitato di vedere in alcune fiere, ma mi sono avvicinato al mondo della ceramica quasi per necessità, per poter creare alcuni pezzi per gli still life fotografici di Zaira. Ho seguito un corso sulla decorazione della ceramica dove ho appreso i primi rudimenti sugli smalti, poi mi sono fatto prestare un tornio da un amico e ho costruito il primo forno a gpl.
Per me il mondo della ceramica rappresenta un linguaggio espressivo dove, piano piano, si imparano le parole per esprimere al meglio ciò che si desidera.
Qual è la storia di The Freaky Raku? E perché proprio freaky?
Il progetto è nato nel 2016, quando abbiamo costruito il primo forno. All’inizio abbiamo sperimentato sia con gli smalti sia con le argille, migliorando a ogni cottura il risultato finale. Il progetto poi si è evoluto diventando una vera e propria ricerca estetica, sia per come lo comunichiamo tramite fotografia e video sui social sia per lo stile delle nostre ceramiche.
I Fink U Freeky è una canzone della band sudafricana Die Antwoord che amiamo e che a lungo è rimasta nelle nostre teste, aiutandoci a concettualizzare un’idea di bellezza e unicità. Freaky, nel senso migliore del termine e nel modo in cui lo intendiamo, è qualcosa di insolito, imperfetto e un po’ strano, come un piatto scheggiato lasciato da parte perché non si abbina più agli altri. Cerchiamo di mettere in evidenza le imperfezioni piuttosto che nasconderle perché crediamo che portino un valore aggiunto: freaky è un modo di approcciarsi a ciò che ci circonda.
Perché la scelta della tecnica raku?
Il raku è una tecnica di cottura della ceramica, risalente al XVI secolo, le cui origini sono legate alla cerimonia giapponese del tè. Questa tecnica è profondamente radicata nella filosofia zen e legata all’influenza che il buddismo ha avuto nella cultura giapponese.
Sembra che sia stata creata per caso, da un artigiano di nome Tanaka Chojiro. Per realizzare in modo rapido ceramiche che sembrassero “vissute”, utilizzò argille sabbiose e la tecnica usata per la produzione di tegole, estraendo le ceramiche dal forno alla loro massima temperatura.
Lo shock termico provocato dal processo di raffreddamento conferiva alle ceramiche un aspetto invecchiato, che aggiungeva un certo valore estetico agli oggetti secondo i canoni di bellezza wabi sabi.
Puoi spiegare in cosa consiste? Quali sono le fasi di questa tecnica?
Il processo di cottura è un evento in cui tutti gli elementi primordiali si combinano in un equilibrio che è dato sia dal caso sia dalla chimica. Il valore di questa tecnica sta nell’impossibilità di prevedere il risultato. Gli oggetti roventi, estratti dal forno, vengono depositati in un contenitore contente del materiale infiammabile, come foglie secche o segatura, che viene chiuso ermeticamente. A causa dello shock termico lo smalto crea delle cavillature nelle quali permea il fumo di combustione. In questo modo, la superficie del pezzo si arricchisce di quei tipici craquelé e di quella patina “antica” che si rivelano solo quando i pezzi sono raffreddati e lavati.
La laguna di Venezia è il luogo in cui avviene questa magia. In che modo l’ambiente lagunare influisce sulla produzione? A cos’altro ti ispiri per la realizzazione delle ceramiche?
Per me e Zaira, navigare nella laguna di Venezia è fonte d’ispirazione. Quando muoviamo la nostra vecchia barca tra le placide acque e tra le barene, proviamo sempre un grande senso di libertà e di avventura; ogni volta ci sembra di atterrare su un altro pianeta. È questo che ci ispira: i colori di un luogo per noi speciale, l’essere circondati da acque tranquille e la bellezza delle cose semplici.
Per le forme dei pezzi prendiamo ispirazione dalle ceramiche tradizionali giapponesi. Nel nostro design contemporaneo, gli elementi della tradizione estetica wabi sabi si fondono con uno stile elegante e sobrio, materiali naturali e colori minimalisti che ricordano i tratti principali scandinavi.
Ciotole, tazze, piatti di diverse dimensioni. C’è un pezzo o una collezione a cui sei particolarmente legato?
Sono particolarmente legato alla collezione Barena, frutto di un grosso lavoro di sperimentazione delle argille perché abbiamo usato proprio l’argilla di barena che si trova in laguna.
Fin dai tempi della Repubblica di Venezia, gli antichi vasai utilizzavano l’argilla della laguna per i loro manufatti. Ci è sembrato di ripercorrere le orme dei nostri predecessori. Quando i primi pezzi che abbiamo cotto sono usciti dal forno con un colore rosato, per via degli ossidi e dei minerali presenti nell’argilla salmastra, abbiamo esclamato: «Questo è davvero l’autentico raku veneziano!».
Qual è il rapporto lavorativo tra te e Zaira?
Zaira cura principalmente la comunicazione, l’immagine e la parte marketing del progetto. Facciamo sempre assieme le cotture, che viviamo come un happening, e che a volte fotografa e riprende, come fossero performance. Ma, soprattutto, è lei che mette insieme le collezioni, sia dal punto di vista concettuale che pratico: i pezzi prima di essere messi in vendita devono passare sotto la sua attenta supervisione.
design
L’interior designer Nicola Falappi: “amo ciò che profuma di ingegno e bellezza”
Chi lo conosce lo descrive spesso come un “vulcano” perennemente attivo. Di quelli che anche mentre dorme pensa, elabora, partorisce idee. Lui è Nicola Falappi, bresciano, classe 1975 e un curriculum che non riuscirebbe a stare in questi spazi.
Dopo aver creato la sua prima boutique floreale nel 1996 nella quale ha sperimentato nuove forme di espressione attraverso la continua ricerca, ha dato vita a Studio Quaranta, un laboratorio che è ancora oggi il punto di riferimento per chi unisce l’amore per i fiori alla passione per l’interior design. Ritroviamo la sua firma non soltanto su innumerevoli abitazioni private, ma anche su locali iconici: dal ristorante stellato Miramonti l’Altro, all’originalissimo Veleno Ristorante e Pasticceria, passando per altre realtà bresciane come la gelateria Bedussi, i ristoranti Lido 84, Classico, Nineteen o lo spazio multifunzionale Area Docks.
Chi è Nicola Falappi? Come sei arrivato a svolgere la professione attuale?
A volte me lo chiedo anche io! Direi che sono un sognatore che ama tutto ciò che è creativo e che profuma di ingegno e bellezza. Sono un curioso che cerca fortemente di realizzare progetti mixando arte antica, moderna e contemporanea utilizzando quello che ama in modo trasversale: dal decòr floreale, alle arti applicate, alla moda, al cinema, con il rispetto della storia e della cultura a cui appartengono. Nasco fiorista, coltivo quotidianamente la mia passione e la sensibilità per il décor facendole diventare una forma di origine per progettare “bellezza”.
Ci racconti qualcosa su #tifacciounmazzo su Instagram e sull’evento che hai ideato e organizzato a Brescia con l’artista e writer Fabio Weik?
#tifacciounmazzo nasce nei primissimi giorni di lockdown, quando, chiuso in casa da solo, ho sentito la necessità di dover essere vicino ad amici e clienti con un appuntamento giornaliero dove la casa è natura e come tale si nutre di bellezza; i fiori sono da sempre espressione di questo binomio. Ho aggiunto un po’ di sana ironia ed ecco che ancora oggi (con cadenza non più giornaliera) #tifacciounmazzo fa parte della mia vita e di quella di vecchi e nuovi amici.
Lo Studio Quaranta è una fucina di idee e progetti. Come tale ha il compito di alimentare la bellezza e, in primis, far vivere il nostro tempo sapendolo leggere e interpretare secondo la nostra visione.
L’esigenza di oggi è quella di creare un dialogo tra arte moderna, design e architettura con un linguaggio sofisticato, elegante e che guarda al sociale: il lavoro di Fabio Weik è perfetto per incarnare tutto questo e dare il via a una serie di appuntamenti. Vorrei “hackerare” il modello tradizionale di casa introducendo degli elementi di disturbo, per questo mi avvalgo di artisti e creativi come Fabio e tanti altri.
Quali sono i progetti che ti danno maggiori soddisfazioni?
Devo essere sincero, una volta che accetto un progetto per me è già una grande soddisfazione. Durante il primo appuntamento con i clienti ci si “annusa” e si capisce subito se vale la pena seguire quel progetto o se invece è a rischio di aborto. Amo progettare ma anche realizzare e vedere la casa finita: è come materializzare il sogno di più persone.
Dai progetti alla progettazione d’interni: quali sono le tendenze di oggi?
Non è importante quanti metri quadrati abbiamo a disposizione, ma come li usiamo. Partirei da questo concetto per spiegare che la tendenza, oggi, è legata al creare cose fatte su misura per la persona, non sulla dimensione dell’abitazione o sul voler stupire. Sopravvissuti alla solitudine, abbiamo capito che ogni angolo, parete e mobile devono essere pensati per essere utili, devono essere uno strumento intelligente e un mezzo per vivere bene sia dentro che fuori casa, e che bisogna ripensare gli spazi esterni anche se piccoli o a volte minuscoli. Torniamo alla semplicità, ai dettagli: pochi pezzi ma di estrema ricercatezza. Questa è la tendenza di oggi, secondo me.
Case e materia: a cosa ti ispiri e cosa ti piace inserire nelle residenze dei tuoi clienti?
La casa negli ultimi anni ha subito tante trasformazioni. Da sempre amo i materiali “materici”, forti di carattere, da mixare con arredi morbidi e avvolgenti. Pezzi ricercati in case materiche rendono ancora di più perché rompono gli schemi e sono elementi fluttuanti in spazi che diventano onirici. Amo mixare i pezzi e i ricordi che trovo nelle case con materiali e superfici in pietra, cemento, cotto, terra cruda. La parte più stimolante è scegliere insieme al committente gli arredi da inserire, realizzati molto spesso su disegno o acquistando pezzi unici, per rendere la casa più pazzesca!
design
Dare profondità ai piccoli ambienti? Ecco la carta da parati giusta
Avete presente quegli spazi delle nostre case che spesso non risultano valorizzati? A volte potrebbe sembrare di non esserci alternativa. Ma una soluzione c’è: optare per carte da parati dal grande impatto scenico capaci di ampliare la percezione degli spazi dei piccoli ambienti. In alternativa, per quelle pareti grandi, fare in modo che le stesse diventino protagoniste immergendo l’utente in luoghi suggestivi.
Come nella pittura, queste grafiche creano un’illusione tridimensionale dando l’idea che lo spazio sia più ampio e profondo e donando maggior respiro alla stanza. Applicate solitamente su un’unica parete, sono perfette dietro a un divano per dilatare salotti, alla fine di un corridoio per allungarlo, nella camera da letto e persino in piccoli locali bagno.
Instabilelab ne propone diverse e molte giocate su una studiata scala di grigi per una sobria eleganza che ben si inserisce in ogni tipo di arredo: attraenti scalinate, profondi colonnati, tunnel avveniristici, prospettive architettoniche.
Queste grafiche sono stampabili su tutti i tipi di supporti di Instabilelab (Viniliche, Fibra di vetro e Acustica) e sono proposte anche in Doorpaper: la collezione di grafiche pensata per rivestire e creare porte originali o addirittura per rimodernare porte obsolete.
Le creazioni Instabilelab nascono dal desiderio di creare sempre ambienti originali, alternativi ed esclusivi e dal forte impatto scenografico. Instabilelab non si ferma mai, ama sfidare e rivoluzionare di continuo i canoni classici della carta da parati spingendosi sempre oltre con progetti entusiasmanti, irriverenti e mai scontati che mirano a stupire e coinvolgere.
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