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È tempo di festeggiare il Capodanno cinese: il 2023 è l’anno del Coniglio

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Domenica 22 gennaio inizia un nuovo anno, quello del Coniglio: in questa data si celebra la Festa di primavera, il cosiddetto Capodanno cinese, la più importante festività del calendario lunare cinese che ogni anno cade in concomitanza con la prima luna nuova, tra il 21 gennaio e il 20 febbraio.

Questi giorni di ricorrenze, che si concludono con la Festa delle lanterne, sono un’occasione per le famiglie per riunirsi, per fare visita ad amici e parenti e per scambiarsi regali, come le hongbao (buste di color rosso contenenti soldi che gli anziani donano ai più giovani), nonché per gustare quei piatti tipici che si ritiene portino fortuna: i jiaozi, i ravioli emblema di ricchezza, i changshoumian, gli spaghetti della longevità, augurio di lunga vita e varie pietanze a base di pesce, simbolo di prosperità, in quanto in mandarino la parola yu, ovvero “pesce”, è omofona di yu, “abbondanza”.

Ma forse in pochi sanno che le origini della Festa di primavera sono da ricondurre alle civiltà che popolavano la Cina in Età antica. Secondo un antico mito, in una tana sul fondo del mare viveva una temibile creatura dai denti aguzzi e dalle corna appuntite chiamata Niannian in cinese significa “anno” –, una bestia sensibile al colore rosso e ai rumori forti. Alla fine di ogni anno, il Nian si risvegliava dal suo sonno e risaliva dalle profondità marine per cibarsi di raccolti, animali e persino persone. Gli abitanti dei villaggi si rifugiavano sulle alture per sfuggire ai suoi attacchi.

Alla vigilia di Capodanno, un anziano dai capelli bianchi si recò in un remoto villaggio in cerca di ospitalità, ma nessuno degli abitanti gli prestò attenzione: erano tutti intenti a sbarrare porte e finestre e fare scorte prima di fuggire sui monti. Solo una signora mise in guardia l’uomo, invitandolo ad abbandonare al più presto quel luogo e cercare rifugio altrove. Tuttavia, ignorato il consiglio, l’anziano decise di trascorrere la notte proprio nella casa della signora.

Allo scoccare della mezzanotte il Nian fece irruzione nel villaggio e notata una casa da cui proveniva una luce fioca, quella in cui l’anziano riposava, si spinse in quella direzione. L’uomo aveva appiccicato dei fogli di carta rossa alla porta e alle finestre e acceso delle lanterne: la bestia a quella vista inorridì, cominciando a ruggire e a fremere. Destato dal baccano, l’anziano si recò nel cortile interno dove fece scoppiare alcuni pezzi di bambù, poi uscì dall’abitazione, ridendo e schernendo il mostro, con addosso una vestaglia rossa. Il Nian, terrorizzato a morte, fuggì. La mattina, gli abitanti del villaggio, dopo essere scesi dai monti, appresero le gesta compiute dall’anziano uomo e, cambiatisi i vestiti, andarono a fare visita ad amici e familiari.

Da allora, è tradizione appendere alle case, in occasione della Festa di primavera, distici di colore rosso recanti scritte fauste e lanterne e far scoppiare petardi e fuochi d’artificio per tenere lontano il Nian e gli altri spiriti maligni.

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