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Arti e mestieri, la ceramica raku del progetto The Freaky Raku

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Tra le quiete acque della laguna veneziana, immerso in una natura primordiale e lontano dalle flotte di turisti che invadono il capoluogo veneto, ha sede, serafico, un laboratorio di ceramiche raku. Fondato nel 2016, The Freaky Raku è un progetto che coniuga le antiche tradizioni ceramiste nipponiche con l’artigianalità nostrana. Francesco Pettenà e Zaira Zarotti, coppia nella vita e nel lavoro, ne sono i fondatori.

La loro è una continua ricerca, vissuta come un’interminabile performance artistica, in cui la reciproca partecipazione si fa forza stessa del lavoro; le loro ceramiche, non solo belle, ma anche pratiche, sembrano manufatti risalenti al feudalesimo giapponese rimasti inalterati nel corso dei secoli. Per conoscere al meglio questa tecnica e il loro operato, abbiamo scambiato alcune parole con Francesco.

Come ti sei avvicinato al mondo della ceramica e cosa rappresenta per te?
Ricordo di essere sempre stato affasciato dal tornio e dai mastri vasai che, da bambino, mi è capitato di vedere in alcune fiere, ma mi sono avvicinato al mondo della ceramica quasi per necessità, per poter creare alcuni pezzi per gli still life fotografici di Zaira. Ho seguito un corso sulla decorazione della ceramica dove ho appreso i primi rudimenti sugli smalti, poi mi sono fatto prestare un tornio da un amico e ho costruito il primo forno a gpl.

Per me il mondo della ceramica rappresenta un linguaggio espressivo dove, piano piano, si imparano le parole per esprimere al meglio ciò che si desidera.

Qual è la storia di The Freaky Raku? E perché proprio freaky?
Il progetto è nato nel 2016, quando abbiamo costruito il primo forno. All’inizio abbiamo sperimentato sia con gli smalti sia con le argille, migliorando a ogni cottura il risultato finale. Il progetto poi si è evoluto diventando una vera e propria ricerca estetica, sia per come lo comunichiamo tramite fotografia e video sui social sia per lo stile delle nostre ceramiche.

I Fink U Freeky è una canzone della band sudafricana Die Antwoord che amiamo e che a lungo è rimasta nelle nostre teste, aiutandoci a concettualizzare un’idea di bellezza e unicità. Freaky, nel senso migliore del termine e nel modo in cui lo intendiamo, è qualcosa di insolito, imperfetto e un po’ strano, come un piatto scheggiato lasciato da parte perché non si abbina più agli altri. Cerchiamo di mettere in evidenza le imperfezioni piuttosto che nasconderle perché crediamo che portino un valore aggiunto: freaky è un modo di approcciarsi a ciò che ci circonda.

Perché la scelta della tecnica raku?
Il raku è una tecnica di cottura della ceramica, risalente al XVI secolo, le cui origini sono legate alla cerimonia giapponese del tè. Questa tecnica è profondamente radicata nella filosofia zen e legata all’influenza che il buddismo ha avuto nella cultura giapponese.

Sembra che sia stata creata per caso, da un artigiano di nome Tanaka Chojiro. Per realizzare in modo rapido ceramiche che sembrassero “vissute”, utilizzò argille sabbiose e la tecnica usata per la produzione di tegole, estraendo le ceramiche dal forno alla loro massima temperatura.

Lo shock termico provocato dal processo di raffreddamento conferiva alle ceramiche un aspetto invecchiato, che aggiungeva un certo valore estetico agli oggetti secondo i canoni di bellezza wabi sabi.

Puoi spiegare in cosa consiste? Quali sono le fasi di questa tecnica?
Il processo di cottura è un evento in cui tutti gli elementi primordiali si combinano in un equilibrio che è dato sia dal caso sia dalla chimica. Il valore di questa tecnica sta nell’impossibilità di prevedere il risultato. Gli oggetti roventi, estratti dal forno, vengono depositati in un contenitore contente del materiale infiammabile, come foglie secche o segatura, che viene chiuso ermeticamente. A causa dello shock termico lo smalto crea delle cavillature nelle quali permea il fumo di combustione. In questo modo, la superficie del pezzo si arricchisce di quei tipici craquelé e di quella patina “antica” che si rivelano solo quando i pezzi sono raffreddati e lavati.

La laguna di Venezia è il luogo in cui avviene questa magia. In che modo l’ambiente lagunare influisce sulla produzione? A cos’altro ti ispiri per la realizzazione delle ceramiche?
Per me e Zaira, navigare nella laguna di Venezia è fonte d’ispirazione. Quando muoviamo la nostra vecchia barca tra le placide acque e tra le barene, proviamo sempre un grande senso di libertà e di avventura; ogni volta ci sembra di atterrare su un altro pianeta. È questo che ci ispira: i colori di un luogo per noi speciale, l’essere circondati da acque tranquille e la bellezza delle cose semplici.

Per le forme dei pezzi prendiamo ispirazione dalle ceramiche tradizionali giapponesi. Nel nostro design contemporaneo, gli elementi della tradizione estetica wabi sabi si fondono con uno stile elegante e sobrio, materiali naturali e colori minimalisti che ricordano i tratti principali scandinavi.

Ciotole, tazze, piatti di diverse dimensioni. C’è un pezzo o una collezione a cui sei particolarmente legato?
Sono particolarmente legato alla collezione Barena, frutto di un grosso lavoro di sperimentazione delle argille perché abbiamo usato proprio l’argilla di barena che si trova in laguna.

Fin dai tempi della Repubblica di Venezia, gli antichi vasai utilizzavano l’argilla della laguna per i loro manufatti. Ci è sembrato di ripercorrere le orme dei nostri predecessori. Quando i primi pezzi che abbiamo cotto sono usciti dal forno con un colore rosato, per via degli ossidi e dei minerali presenti nell’argilla salmastra, abbiamo esclamato: «Questo è davvero l’autentico raku veneziano!».

Qual è il rapporto lavorativo tra te e Zaira?
Zaira cura principalmente la comunicazione, l’immagine e la parte marketing del progetto. Facciamo sempre assieme le cotture, che viviamo come un happening, e che a volte fotografa e riprende, come fossero performance. Ma, soprattutto, è lei che mette insieme le collezioni, sia dal punto di vista concettuale che pratico: i pezzi prima di essere messi in vendita devono passare sotto la sua attenta supervisione.

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