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Abbattitore mon amour, l’elettrodomestico che non può mancare in cucina

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Lo avreste mai detto che gli elettrodomestici possono avere un ruolo importante anche nella preparazione di un Gin Tonic di qualità?
E chi penserebbe che un abbattitore di temperatura possa essere l’alleato perfetto per la preparazione dei topping dei nostri cocktail?

Facciamo prima chiarezza sul suo funzionamento: non serve solo per preparare sushi o dolci elaborati. Un abbattitore è un elettrodomestico di passaggio tra il prodotto fresco o cotto e il congelatore. Alcuni modelli molto avanzati, inoltre, sono adatti alla cottura lenta a bassa temperatura, alla lievitazione e al raffreddamento delle bevande.

Ma che differenza c’è tra l’inserire del cibo direttamente in congelatore e farlo transitare prima nell’abbattitore? La stessa differenza che può esserci tra un prodotto conservato nel ghiaccio e uno nella neve. Il congelatore impiega molte ore a congelare: le proprietà organolettiche e i colori dei cibi degradano e ne risentono. L’abbattitore invece, grazie alla sua velocità e precisione, “fotografa” il cibo per mantenerlo perfetto nel tempo, come appena acquistato. Frutta, verdura, latticini, carne, pesce e perfino risotti dovranno essere poi conservati in congelatore e nel caso debbano essere cotti, potranno essere utilizzati immediatamente, senza dover attendere il loro scongelamento. È come avere in casa una fabbrica di surgelati!

L’abbattitore di temperatura non sostituisce gli altri elettrodomestici all’interno delle nostre cucine, ma semplicemente è utile nella preparazione e nella conservazione di piatti realizzati con prodotti freschi, mantenendo colori e proprietà organolettiche intatte. È a tutti gli effetti un surgelatore che, sfruttando aria forzata attorno ai –40 °C, raffredda rapidamente il cibo portandolo a una temperatura di 3 °C, dai circa 90 °C della cottura, e surgela a –18 °C sia i prodotti freschi sia quelli precotti.

Ma veniamo a noi, quale topping potrebbe essere perfetto per esser abbattuto e utilizzato per decorare un cocktail a base di gin? La frutta, naturalmente! Lamponi, mirtilli, more, fragole, ma anche fette di kiwi e di banana, possono rappresentare un’ottima guarnizione.
I colori saranno gli stessi della frutta fresca, la consistenza iniziale quella delle caramelle dure e, assieme al ghiaccio, daranno sapore e contribuiranno a mantenere freddo il nostro cocktail.
Come fare? L’abbattitore all’apparenza sembra un forno e lo è, ma produce freddo. Se preriscaldiamo il forno tradizionale prima di inserire il cibo al suo interno, con l’abbattitore faremo lo stesso: lo si fa raffreddare, portandolo dalla temperatura dell’ambiente a 0 °C.
Successivamente andiamo a inserire sull’apposita teglia, ben distanziati, i nostri piccoli frutti e avviamo il programma di surgelazione. In circa sessanta minuti – nel caso il modello non abbia un programma preimpostato – avremo surgelato i nostri topping e potremo inserirli in pratici sacchetti da congelatore per conservarli.
La praticità di poterli estrarre dal congelatore calcolandone la giusta quantità, il fatto che non risultino una massa informe da dover utilizzare un’unica volta, il profumo e la consistenza a metà tra il prodotto fresco e il cubetto di ghiaccio sono incredibili. Zero sprechi, tanto colore, un sacco di sapore e un nuovo modo per stupire gli amici e coccolarsi.

IRINOX HOME
I modelli Fresco e Fresco Elite, creati da un’azienda che è leader nel settore degli abbattitori professionali, hanno dimensioni ridotte e non sono da incasso.

SMEG
Smeg realizza un abbattitore da incasso in tre proposte di design differenti, così da accontentare qualunque esigenza di stile: Classica, Linea e Dolce Stilnovo.

FOSTER
Foster FL è un modello di abbattitore da libero posizionamento ed è fabbricato con acciaio di alta qualità che lo contraddistingue.

ELECTROLUX
Con una linea estetica più moderna e display digitali essenziali, ma con funzioni professionali. Questa linea di abbattitori è in vendita dai rivenditori di cucine.

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Mondi digitali, alla scoperta del metaverso tra tecnologia e fantascienza

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Proviamo a sbloccarvi un ricordo: vi ricordate di Second Life, il sito web in cui era possibile crearsi una vita parallela scissa da quella reale? Nell’ormai lontano 2003 il mondo fu “sconvolto” dall’arrivo di questa piattaforma informatica, ideata dal fisico Philip Rosedale, che, integrando strumenti di comunicazione sincroni e asincroni, permetteva agli utenti di esplorare in totale libertà un universo virtuale 3D e compiere al suo interno varie azioni, tra cui contribuire alla creazione dell’universo stesso.

L’avvento di questo sito web ha gettato le basi per il futuro di internet e delle sue infinite possibilità: infatti, Second Life può essere considerato il progenitore del Metaverso.

Esplorato da serie tv come Kiss Me First e videogiochi come Fortnite, che recentemente ha ospitato uno show di Ariana Grande, il termine “Metaverso” è stato coniato dallo scrittore statunitense Neal Stephenson che lo inserì nel suo romanzo cyberpunk Snow Crash, pubblicato nel 1992.

Nato dall’unione del prefisso “meta” con le ultime due sillabe della parola “universo” (universe, in inglese), il Metaverso è definito da Stephenson come una realtà virtuale condivisa tramite internet dove si è rappresentati attraverso un avatar. Il Metaverso, infatti, può essere visto come un universo digitale in cui video, realtà virtuale e realtà aumentata interagiscono fra loro e assieme plasmano questo stesso universo.

All’interno del Metaverso dati e informazioni di ogni tipo danno vita a uno spazio esplorabile in ogni sua dimensione, nel quale non solo è possibile muoversi in totale libertà, ma anche incontrare altri utenti, partecipare a eventi di vario tipo come concerti, conferenze e lezioni e acquistare beni e proprietà grazie alle criptovalute.

Queste azioni e molte altre sono possibili grazie alla sinergia dell’ubiquitous computing e del cloud computing, due branche dell’informatica. L’ubiquitous computing è un modello di interazione tra l’uomo e la macchina che delinea la possibilità da parte di un singolo utente di possedere più dispositivi connessi a internet per accedere in ogni momento della giornata al web e al Metaverso. Il cloud computing – un settore che forse ci è più familiare – indica la capacità di accedere in maniera infinita ai dati in nostro possesso, quindi archiviarli, elaborarli e trasmetterli attraverso le nuvole o cloud.

L’accesso al Metaverso, a differenza di quanto richiede ad esempio Second Life (il sito ad oggi è ancora attivo e funzionante), è possibile per mezzo di un visore di realtà aumentata e di controlli touch che permettono di interagire con l’ambiente in cui siamo immersi. Tramite essi è possibile assistere a sfilate di moda, come la prima Metaverse Fashion Week che nel marzo dello scorso anno ha visto la partecipazione di oltre sessanta brand e designer digitali, o ancora visitare un museo o un sito storico-artistico.

Sebbene il Metaverso sia considerato come un’unica realtà, esso risulta composto da più mondi digitali, ognuno fruibile attraverso una propria piattaforma. Meta Horizon Worlds, ad esempio, è il Metaverso di Meta, la società fondata da Marc Zuckerberg che raggruppa Facebook, Instagram e WhatsApp, a cui si può accedere tramite un’app specifica. Decentraland è invece un Metaverso a cui può accedere anche chi non è in possesso di un visore, ma in questo caso non è possibile sfruttarne appieno le funzionalità. Decisamente più accattivante dal punto di vista grafico è The Sandbox, i cui avatar hanno uno stile visivo a blocchi che ricorda Minecraft.

È indubbio che il Metaverso negli ultimi due anni abbia fatto parlare molto di sé, soprattutto in seguito alla fondazione di Meta, e che sempre più aziende e società abbiano mostrato un certo interesse nei suoi confronti, tuttavia, gli utenti attivi sono ancora pochi. A giocare a sfavore del Metaverso vi sono, tra i vari fattori, il costo elevato di alcuni visori, ma anche un certo scetticismo nei suoi confronti poiché molte persone lo considerano ancora un qualcosa di astratto anziché un mondo reale. E di certo la mancata interoperabilità tra le diverse piattaforme è un problema che le realtà commerciali dovranno superare.

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